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martedì 26 ottobre 2010

L'onestà di Zeman


Zdenek Zeman è tornato alle luci della ribalta. Dopo lo spettacolare 3-3 con l'Atletico Roma, il tecnico del Foggia, compagine che milita in Lega Pro, torna a tuonare contro la Juventus.

"In Italia lo scudetto non sempre lo ha vinto chi se lo è meritato. Si è preso in esame solamente un anno e mezzo di intercettazioni ma ci sono stati almeno altri otto anni e mezzo di campionati virtuali", spiega il boemo ai microfoni della Rai.

quest'articolo è tratto da tiscali.La foto è stata presa sempre da tiscali

lunedì 25 ottobre 2010

CHE VERGOGNA!!!


E' da un pò che non scrivevo più sul mio blog, ma l'incontro di ieri a Bologna mi ha fatto ritornare la voglia....
Leggetevi questo articolo che ho trovato in questo blog è davvero molto bello...
Il sottotitolo dell'articolo dovrebbe essere "sventato furto al Dall'Ara", poi ne scriveremo uno nei prossimi giorni con "presi i colpevoli ma subito rilasciati".
Come ormai accade troppo spesso la sfida contro la Juventus si gioca sull'ennesimo errore arbitrale (siamo ottimisti e continuiamo a chiamarlo così), che si ripete inevitabile ogni anno. Questa volta il furto non si concretizza per la ciabattata di Iaquinta e la prontezza di Viviano e Cherubin, ma il fastidio è comunque evidente.
Tornando alla partita, il Bologna si presenta con una formazione più coperta e imbriglia i bianconeri, lasciando solo un paio di occasioni (più su errori difensivi che non giocate avversarie). La fase offensiva è dimenticata, con Di Vaio abbandonato al suo destino, ma in fondo era l'unica partita che i nostri potevano fare, sperando al massimo in qualche invenzione.
Ora le polemiche tra i detrattori di Malesani e gli altri saranno un po' ammorbidite da quelle sulla sceneggiata serba, ma l'allenatore dimostra comunque una buona flessibilità per cambiare la squadra utilizzando al meglio i giocatori per bloccare gli avversari (esempio lampante l'utilizzo di Cherubin su Krasic), anche se per molti saranno percilosi esperimenti.
Il nostro campionato comincia dalla prossima giornata, ed è da li che valuteremo tecnico e squadra.
Questo articolo è tratto da:http://blog.libero.it/BFCweb/

Il Sig. Del Piero, dopo la sua deposizione al tribunale di Napoili su Calciopoli, aveva detto che gli scudetti erano stati vinti tutti meritatamente.....Penso che a queste parole non ci siano commenti, se avesse tenuto la bocca chiusa, ne avrebbe guadagnato sicuramente........
Adesso veramente basta, DIAMO UN CALCIO A QUESTO CALCIO
Speriamo che, il serbo venga punito per la sua simulazione....come in passato sono stati puniti altri calciatori.....

La foto è stata presa dal Corriere dello Sport

giovedì 14 ottobre 2010

TUTTI MORTI TRANNE UNO



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Comunicato stampa

TUTTI MORTI TRANNE UNO
MORIRE DI TIFO IN ITALIA: DALLE ORIGINI A GABRIELE SANDRI
Sono morti in 24, ma in teoria avrebbero potuto essere 1000. 24 è il numero delle vittime calcistiche da stadio in Italia fino a oggi. Un numero enorme, per alcuni. Una cifra perfino irrisoria, per altri, specie se si considera il numero di scontri ogni domenica, in serie A come anche nei campionati minori.
Dagli anni ’60 fino alle recenti cronache, nel nostro Paese si muore per seguire la propria squadra. In tutte le altre realtà europee il problema degli ultrà è stato quanto meno depotenziato. Nel nostro Paese, invece, malgrado i proclami della politica, va sempre peggio. Perché?
Tutti morti tranne uno, nel cercare di rispondere a questa domanda, riprende e amplia fino alle estreme conseguenze il discorso lasciato in sospeso dal precedente Ultraviolenza. Le 13 vicende presenti nel nuovo libro sono raccontate senza omissioni, con i contributi di molti degli interessati e con la chiarezza di chi non gira intorno alle parole. Il calcio copre affari illeciti, delinquenza comune e organizzata, omertà, trame politiche, malagiustizia.
Se Ultraviolenza si ferma al 2004, anno della sua edizione, Tutti morti tranne uno arriva ai giorni nostri, alla strettissima attualità. Nell’ultimo decennio si è visto di tutto: un motorino che ruzzola giù da una gradinata, un poliziotto che viene ucciso nei tumulti durante un derby, un altro tutore dell’ordine che trasforma l’autostrada nel far west, la falsa notizia di un bambino ucciso dalle forze dell’ordine che diventa pretesto per far sospendere “a furor di curva” una partita che mezzo mondo stava guardando in tv.

Dal dopoguerra in poi, il calcio è uno dei principali detonatori sociali. Nel corso dei decenni, il tifo diventa un fattore di primaria importanza in termini di aggregazione e di orientamento al consenso politico. Calcio e politica temono gli ultrà, li coccolano, se li tengono buoni. Forse un giorno se ne libereranno, quando la loro presenza non sarà più ritenuta inevitabile. Ma per ora questa appare una missione impossibile. Troppi interessi di varia natura sembrano ostacolare un'operazione di tale complessità.

Diego Mariottini classe 1966, è nato, vive e resiste a Roma. È giornalista pubblicista dal 1994. Collaboratore "free lance" presso carta stampata, radio e televisione, nonché autore di saggi storico-politici, si occupa da anni di comunicazione dello sport nell'ambito della Pubblica Amministrazione. Ha pubblicato due romanzi, “Il girone di non-ritorno” (2005) e “Le ombre del Santo” (2008). Ultraviolenza (Bradipolibri, 2004) è stata la sua prima opera saggistica sul fenomeno ultrà in Italia. Tutti morti tranne uno (2009), la seconda.